Non si nasce tifosi di calcio. Lo si diventa.
Io non lo sarei diventato se mio padre non fosse stato un granata toscano.
Lui non sarebbe stato granata se non fosse nato nel '42...
Tifava il Toro, lo squadrone dell'epoca... e quello che successe nel '49 ti marchia a fuoco... Avrebbe potuto NON seguire più il calcio, ma non avrebbe potuto tifare per un'altra squadra.
Quando vieni in contatto, per un motivo o per un altro, con la storia del Toro ti devi confrontare con un fardello pesantissimo per qualsiasi tifoso...
La squadra mitica. La squadra invincibile resa immortale da quel tragico schianto. Per sempre congelati in quell'immagine, mai vinti, mai domi.
Se non ci fosse stata Superga un giorno sarebbe finito il ciclo, forse il Toro avrebbe vissuto qualche altro anno ai vertici, magari uno o due, magari 4 o 5... ma un anno non avrebbe vinto lo scudetto. E poi l'anno dopo magari avrebbe fatto fatica a tenere il passo delle prime.
E Valentino un bel giorno avrebbe appeso gli scarpini al chiodo. Novo avrebbe lasciato. Non avevamo la Fiat dietro, qualunque soluzione si fosse trovata per la dirigenza del Toro sarebbe stata una soluzione di ripiego. E noi avremmo il ricordo di terza mano di un periodo in cui il Toro era la squadra più forte del mondo, ma un ricordo che non ci emozionerebbe più di tanto...
Non più di quanto ci emozioni Baloncieri, Libonatti, Rossetti. Sarebbe stato il fortissimo Toro degli anni '40...
come c'era stata la Juventus negli anni '30, come ci sarebbe stata l'inter degli anni '60 o il Milan degli anni '90.
Magari avremmo vinto la prima coppa dei campioni della storia, al posto del Real, magari potremmo commentare l'incredibile sequenza, mai più ripetuta da nessuno, dei 7 o 8 scudetti consecutivi vinti e dei 9 in 10
anni. Ma sarebbe stata un epoca che, giunta alla naturale conclusione, ci avrebbe lasciato un ricordo, non diretto, ma niente più di un ricordo e di una stella cucita sul petto.
Invece no.
C'è Superga. La grande squadra non concluderà mai il suo ciclo nella maniera più naturale e meno romantica. La grande squadra morirà invincibile là sul colle. Esce dalla storia per entrare direttamente nel mito. E lì diviene intoccabile, indiscutibile, immortale, invincibile... per sempre.
E diviene un peso immenso per chiunque, nel futuro, si troverà a tifare Toro.
Superga la devi vivere. La vivi sulla tua pelle. La vivi nei racconti, nelle foto dell'epoca, negli scarni filmati. La vivi
nella descrizione dei record, dei punteggi, nell'immagine di bormida che suona la tromba e valentino che si rimbocca le maniche.
La vivi nel racconto di quella incredibile trasferta. Con gli invincibili che partono per una partita di beneficenza...
Beneficenza...
Con gli invincibili che, piccola macchia, perdono la loro ultima partita.
E non tornano più.
E io l'ho vissuta. Voi l'avete vissuta. Non di seconda mano, ma mi sono immaginato ogni istante di quella tragedia, mi sono immaginato il boato che si sentiva fino a Torino...
Io l'ho vissuta.
E come mio padre, dopo averla vissuta non puoi essere altro che granata.
Per tutta la vita.
Ma che fardello sulle giovani spalle di un bambino di 8 o 9 anni.
Il ricordo di una cosa che è, senza discussioni, irraggiungibile, perchè nessuno potrà più raggiungerla... pero' anche la consepovelezza che anche te partecipi un po' del mito. Che gli altri non possono, sono tagliati per sempre fuori. Potranno anche vincere 1000 scudetti ma sono fuori, fuori da quel blocco congelato nel tempo che è il mito del Toro.
Ho finito le energie... avevo ancora tanto da dire, per cercare di far capire il mio stato d'animo ma ho finito le energie.. se mai c'è stata un'ispirazione mi ha appena abbandonato e non so più cosa dire.
Ma io sono cresciuto con Superga a pesare come un macigno sul cuore.
Forse siamo quello che siamo proprio perchè c'è stata Superga.
Superga la maledetta ma che ci ha reso unici...
(AlexBi, da ISCT)