8 apr 2005

Fede, speranza ... per carità

Fino a qualche giorno fa Fede mi procurava un fastidio assoluto, epidermico, quasi molesto.
Ora mi diverte.
Certo i disastri di cui è stato complice restano ed evidentemente li pagheremo molto cari, perchè - premesso che non si dovrebbe esserlo mai - c'è modo e modo di essere faziosi e il suo è giornalisticamente, socialmente, politicamente e culturalmente devastante e - quel che è peggio - senza ritorno.
Fede ha sdoganato le peggio cose e non lo ha fatto in un talk-show ma in un telegiornale.
Evidenti falsità, stretegiche omissioni, frizzi e lazzi, facce e faccette, silenzi che parlano, nomi volutamente storpiati, foto accuratamente "scelte", strumentalizzazione sistematica di qualsiasi cosa, da un tunnel di Kakà alla morte del Pontefice.
Dice: "sì ma in fondo è divertente, folkloristico".
Non sono d'accordo; folkloristico lo è 2 minuti, poi diventa pericoloso.
Come gocce d'acqua che cadono con implacabile regolarità.
La prima goccia magari rinfresca, la seconda distrae ma dalla terza in poi è solo un rubinetto che perde e fa danni.

Ma, come noto, tutto passa.
E insieme al suo vate megalomane (e ormai paranoico) passerà evidentemente anche lui, lo zelante discepolo ormai accecato dalla devozione.
Spettacolare esempio ieri sera a "8 e mezzo".
Ferrara che confeziona con innegabile sapienza l'ennesimo salvagente strategico per il cavaliere, cercando di dipingerlo come il sognatore anticonformista di un collossal Hollywoodiano (sconfitto dalle avversità ma in realtà atteso dal più perfetto degli happy end) e suggerendogli nemmeno troppo velatamente di imparare a considerare la sconfitta come qualcosa di accettabile e non come la fine del mondo.
E Fede che fa?
Quello che mezza Italia (anzi: più di metà, ormai ...) spera.
Incita il Cavaliere ad essere ancora più se stesso, a combattere come e più di prima, a usare ancora di più la comunicazione per rimediare a quello che poche ore prima lo stesso Cavaliere martire aveva indicato come il suo unico vero errore: non aver potuto cantare, dovendo portare la croce.
Semplicemente meraviglioso.