Rispondo al condivisibile reprise di pecus sulla questione referendum.
C'è un'argomentazione - tra le tante sventolate (anche istericamente) dagli astensionisti - che trovo se non convincente quantomeno accettabile, in termini puramente strategici.
In sostanza: se - per insidacabili ragioni - vuoi fare il possibile per raggiungere un determinato scopo e disponi di due alternative tattiche, perchè servirsi di quella con minori probabilità di successo?
Non ho una risposta in grado di neutralizzare questa argomentazione, anche perchè credo dovrei brandire la spada dell'etica civile, arma notoriamente spuntata contro quel titano che è la strategia politica (specie quando dopata dai temibili steroni teo-cons).
Il fine giustifica i mezzi, non c'è tempo per discutere un assunto del nostro tempo così diffusamente metabolizzato.
Però chi oggi assume ed invita ad assumere il farmaco machiavellico farebbe bene a pensare al bugiardino.
E soprattutto a non fingere più di dolersi del distacco sempre crescente fra il paese e la politica, fra i cittadini e la cosa pubblica.
Perchè - a ben vedere - il fine per cui tanto si dannano forse è proprio quello.