12 giu 2006

Vivere in rimonta

... l'incubo dell'estate scorsa ha partorito la favola più bella. Quella di una tifoseria, di una società e di una squadra sopravvissute alla morte e nuovamente alleate in un blocco compatto, che lanciano una sfida impossibile alle regole della modernità, uscendone vittoriose. Ci avevano spiegato che il calcio del Duemila si nutre di marchi pubblicitari, diritti televisivi, allenamenti scientifici e lunghissime programmazioni. Ma il Toro che ieri sera si è affacciato dal sottopassaggio per la battaglia finale è cresciuto a partire da un gruppetto di calciatori che si ritrovò alla fine di agosto senza avere in comune neppure il colore della tuta, con un acquedotto municipale per sponsor, la preparazione estiva saltata e un futuro dipinto di buio.
[...]
Da allora è stata una rincorsa continua alla normalità: mai raggiunta del tutto, per fortuna.
[...] Per uscire di casa ieri sera occorreva una dose supplementare di incoscienza. Ciascuno di noi, nello scendere le scale del proprio appartamento con una sfilza di gesti scaramantici raddoppiata nella circostanza, sapeva molto bene che esistevano alte probabilità di risalirle qualche ora dopo con l'umore sotto i talloni e la prospettiva di un'altra estate alla finestra, affacciati sulle disgrazie altrui. Però le abbiamo scese lo stesso, quelle scale. Perché erano l'unico sentiero possibile per arrampicarsi fino al paradiso. E poi tu sai quanto siamo viziati, in fatto di emozioni. Ci piace vivere in rimonta.

(Massimo Gramellini, "Granata da legare", 12 giugno 2006)