19 ott 2006

Dammi tre parole

Ho notato una cosa.
La gran parte dei capi ha costruito la propria fortuna professionale su tre massimo quattro elementi.
In alcuni casi - quando va bene - si tratta di concetti veri e propri, ma a volte possono essere anche solo espressioni, locuzioni o addirittura singole parole.
Conosco un commerciale che, poverino, è in possesso solo di una parola ("disegno") e di una locuzione ("quello/a che è") per cui non è che vada lontanissimo.
Si alza da quello che è il letto, va in quello che è il suo ufficio e quando proprio vuole sparare tutte le cartucce tira fuori "quello che è il disegno".
Ma torniamo all'attualità, cioè al capo dell'altro giorno.
Le sue parole erano: sinergia (anche utilizzato al plurale), tavolo di lavoro (rigorosamente al singolare, preferibilmente preceduto dal verbo costituire) e piano operativo (ad libitum).
Eravamo ad una di quelle riunioni plenarie in cui a turno uno parla e gli altri fingono interesse mentre in realtà sono concentrati sulla vibrazione del cellulare tenuto al riparo dagli sguardi degli astanti.
Il capo taceva e ogni tanto rispondeva al cellulare (in certe riunioni il capo lo distingui proprio da questo; è l'unico col cellulare in vista, come lo sceriffo nei western).
Finchè non ha chiosato.
Una chiosa nella quale - per dirla con Sciascia - ha messo una parola in culo all'altra e tutte quante nel culo del gruppo di lavoro.
Pardon, del tavolo.